
Questa mattina è stata una mattinata movimentata con discussione davanti ad una tazza di caffè con Virginia.
Sono andato a dormire leggendo il post di Enrico Stefàno, persona che apprezzo per le sue battaglie sulla mobilità sostenibile e per un’amicizia di lunga data che nasce agli albori del Movimento romano, mi sono svegliato arrabbiato perché una squadra che governa e amministra Roma non può permettersi questi scivoloni in pubblico.
Come si dice i panni sporchi vanno lavati in famiglia.
Sono amareggiato per quello che ha scritto perché secondo me questi post sono abbastanza inutili, creano orde di fan incalliti pro o contro e sopratutto sminuisce il lavoro costante e presente e aggiungerei enorme dell’assessore alla Mobilità Pietro Calabrese e della sindaca di Roma,
sempre lei, quella ‘strega’, ne combina di ogni.
Provo a spiegarmi, come si sa io vengo spesso attaccato e ‘sbeffeggiato’ per la mia appartenenza talebana al mondo della bicicletta e alle guerre, senza ostaggi e perenni, alle scatolette di metallo che girano indisturbate per la nostra magnifica città.
Addirittura un giornale mi definì un Naziciclista, molto spesso vengo massacrato per prese di posizioni talebane a favore dell’invenzione più geniale di tutti i tempi, la bicicletta.
Quindi direi che formulando questo pensiero non mi si potrà dire: ‘Eh ma lui è uno che va in automobile”.
No proprio no, io la detesto la macchina nelle città.
Le vieterei per costituzione, dal raccordo in giù, non le farei entrare proprio (per i giornalisti, gioco eh!).
Ma per fare questo(magari meno, per non esagerare) bisogna procedere per gradi.
Far capire, passo dopo passo, che chiudere al traffico privato, in alcune zone di Roma, non è proprio così controproducente per le loro attività.
Direi che in questi quattro anni abbiamo dimostrato e fatto capire quale sia la direzione che vogliamo prendere e dove stiamo andando, c’è un problema però.
E’ che siamo pochi, veramente pochi(2-3%) e quindi dobbiamo lavorare per una crescita culturale e massiva della mobilità sostenibile.
Non andare sempre allo scontro frontale a tutti i costi, altrimenti tra un anno ci saranno quelli che sulle ciclabili ci parcheggiano sopra.
Questo è il periodo più grave per la ripresa economica della nostra città, questo è il periodo dove la maggior parte dei negozi di Roma sono al collasso con rischio molto alto di fallimenti, ovunque.
La sindaca, gli assessori, i presidenti e voi consiglieri ora avete il DOVERE di ascoltare TUTTI, ascoltarli e trovare insieme a loro le soluzioni. Siete gli amministratori di tutti e non dei(aihmè) talebani.
I commercianti non sono il nemico della mobilità sostenibile, i commercianti e le piccole imprese ora vanno aiutate e non si può rimanere ancorati SEMPRE fino alla morte al proprio orticello o convinzione.
Dietro a questa apertura c’è un mondo in difficoltà, pesantemente colpito e molti non lo hanno ancora capito perché hanno il sedere al caldo dallo stipendio fisso che per fortuna non manca.
C’è chi si lamenta del tavolino esterno che deturperebbe la via o la vista, chi si lamenta della tassa di occupazione suolo pubblico sospesa, non riuscendo a capire il momento storico, non trovando soluzioni a problemi concreti e reali del momento, ma rimanendo ancorati e aggrappati alle posizioni di principio, che ripeto sono e rimarranno sempre nel nostro DNA.
Quindi se per TRE mesi il varco ZTL rimane disattivato non perdiamo la visione di una città come l’abbiamo sempre sognata, se per un periodo breve diamo respiro è anche per quella parte dei romani che vorremmo capissero che andare con i mezzi, in bici, in monopattino o a piedi è più conveniente per le loro attività ma che ad oggi, ancora non hanno capito.
Non è un procedere a caso come dici tu, è un procedere per gradi.
E se continuiamo a fare muro contro muro, chi non la pensa come noi non lo capirà mai.Capirà solamente che a noi ci piace il monopattino e che non li ascoltiamo.
Chiamala politica, Chiamalo dialogo, chiamala come vuoi, parlare anche con la parte che non ci VOTERA’ mai e se dobbiamo scontentare qualcuno che la pensa sostanzialmente come noi per TRE mesi lo facciamo, ma la nostra direzione non cambia, dobbiamo far cambiare la loro e come? Facendo la guerra? Non credo.
Piuttosto, organizziamo notti bianche, pedonalizzazioni serali di vie dello shopping, nei municipi, facciamo capire che forse togliere le macchine è la strada giusta, portiamoli dalla nostra parte con l’esempio con i dati reali, facciamo iniziative di questo genere. Lo capiranno prima o poi, è il futuro di tutte le città, ora ancora non sono pronti.
Amsterdam ci ha messo 40 anni, noi in 4 stiamo facendo miracoli.
Sono un nazi-talebano della bicicletta ma non credo sia utile sempre e a tutti i costi esserlo
Un abbraccio.