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Il ‘taggatore‘ seriale.

Rimango disgustato da alcuni commenti di persone che ieri alla notizia della cattura del più ricercato ‘imbrattatore’ d’Europa hanno attaccato la polizia municipale, il grandissimo gruppo dei NAD, difendendo a spada tratta chi ha DEVASTATO ogni bene pubblico che aveva a portata di mano con la sua bomboletta spray, con adesivi e qualsiasi cosa che potesse vandalizzare ogni angolo di Roma e non solo.
Lo definiscono ‘artista’, io lo definisco un bimbo minchia.
Un’artista esprime qualcosa, esprime bellezza, un messaggio, anche a volte non comprensibile, ma sempre costruttivo, che fa ragionare, pensare, amare etc. Bansky è altro, perdonatemi. Non si può paragonare.
Questo signore esprime il nulla, esprime il concetto opposto di comunità, di bene comune.
Esprime devastazione e disagio.
Chi scrive il suo nome ripetutamente e ovunque o scrivendo un ‘tag’ ha problemi psicologici di inserimento in società,
è come gridare al mondo: ehi io sono qui, non mi vedete?
Si ti vediamo purtroppo,
spero tu risolva i tuoi conflitti interiori magari aiutato da qualcuno,
però non ti è concesso sporcare e insudiciare ogni cosa, perché vivi in una comunità e devi rispettare un muro appena pulito, un monumento, i cartelli stradali, qualsiasi cosa, per il rispetto di tutti. Perché si spendono tantissimi soldi per ripulire e molte persone si impegnano giornalmente per ripulire le vostre ‘creazioni’, associazioni e volontari che donano il loro tempo per restituire bellezza.
Spero che pagherai ogni centesimo per tutti i danni che hai creato.
A quelli che ti difendono dico: offrite il muro di casa vostra, poi ne riparliamo.

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