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Il Piano B non esiste!

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Il Piano B non esiste!

Nessuno dei nostri politici pensa al piano B, eppure è così evidente che un piano alternativo per uscire da questa morsa è necessario.

Bisogna cambiare il modo di ragionare altrimenti per i nostri figli non ci sarà futuro.

Se si continua a ragionare con un modello di sviluppo come quello attuale saremo destinati prima o poi alla catastrofe sociale, ambientale ed economica.

Dovremmo pensare ad una società sostenibile nei consumi e nei modi di vivere.

A volte discuto con persone che sostengono  che la terra ha risorse illimitate, che non bisogna preoccuparsi perche’ una soluzione la troveremo sempre per sopravvivere. abbiamo le tecnologie adatte per superare crisi ambientali.

Queste persone secondo me non hanno ben capito dove sono e cosa ognuno di noi dovrebbe fare nella propria esistenza.

Qui non c’è più tempo, o si cambia rotta o andiamo dritti al collasso.

Ecco le cose urgenti da risolvere:

L’acqua!

Il nostro bene più prezioso, il bene di tutti.

In Italia la metà delle acque sono inquinate!

Il 55,1 per cento delle acque superficiali (fiumi, laghi e paludi) e il 28,2 per cento di quelle sotterranee sono contaminati. A rischio sono sia gli organismi acquatici che l’uomo, esposto ai contaminanti attraverso il cibo e l’acqua. Le “acque utilizzate per scopo potabile – fa infatti sapere l’Ispra – spesso attingono agli stessi corpi idrici” degli ecosistemi acquatici. E superano i livelli massimi di pesticidi consentiti per le acque potabili il 34,4 per cento delle acque superficiali analizzate e il 12,3 di quelle sotterranee.(da il fattoquotidiano)

L’acqua è inquinata per i pesticidi, fitofarmaci e fertilizzanti, oltre alle attività illecite dell’uomo con sversamenti illegali in fiumi, laghi e mari.

Oltre all’inquinamento un altro pericolo è la gestione.

L’acqua è in mani pericolose, non si può affidare la gestione delle acque ai privati,

vi invito a vedere questo documentario emblematico: (questa la prima parte finita questa continuate sulle altre)

La terra

In tutto il mondo gli agricoltori si suicidano perché vengono sfruttati dalle grandi multinazionali, che pagano una miseria il raccolto e le terre dei paesi poveri vengono vendute a grandi paesi come la Cina e gli Stati Uniti per coltivare cereali e monocolture, per fare bio-carburanti e olio di palma,

il 44.5 per cento degli agricoltori italiani risulta avere un’età superiore ai 65 anni e le terre vengono abbandonate.

Il suolo agricolo coltivabile è in crescente diminuzione per colpa dell’abusivismo edilizio, della cementificazione senza sosta e per l’impoverimento della terra stessa per un uso eccessivo di fertilizzanti e poca rotazione delle colture.

I giovani non pensano più che la terra possa dare loro un futuro, preferiscono la città.

I dati sul consumo di suolo e dell’abbandono delle terre sono inquietanti:

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OTTO METRI QUADRATI DI CEMENTIFICAZIONE AL SECONDO NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI: QUESTO IL RITMO DEL CONSUMO DI SUOLO che si viene ad avere in Italia. Questo dato emerge dagli STUDI dell’ISTITUTO SUPERIORE PER LA PROTEZIONE E LA RICERCA AMBIENTALE (ISPRA) che ricostruiscono l’ANDAMENTO del CONSUMO DI SUOLO IN ITALIA DAL 1956 AL 2010. Questa cementificazione si compie A DANNO DEI PIÙ PREZIOSI SUOLI AGRICOLI (PIANURA PADANA E CAMPANIA in primis), COLPENDO AL CUORE L’AGRICOLTURA DI QUALITÀ, coprendo i suoli con una spessa coltre di cemento – (IMMAGINE GRAFICO DELL’ISPRA, ripreso da “il Gazzettinio.it” del 6/2/2013)

Questi i dati per gli esodi dalla campagna alla città in Italia:

Nel 1950 il 54% della popolazione viveva in città

Nel 1970 il 64&

Nel 1990 il 69%

Nel 2000 il 72%.

Modello di sviluppo

Il pianeta terra ha tantissime risorse ma non sono infinite, ogni anno il pianeta ce ne offre tantissime  ma noi riusciamo a finirle prima(overshooting).

L’anno scorso le abbiamo finite ad agosto!

Quindi abbiamo consumato con 4 mesi di anticipo quello che la terra ci offriva.

Ecco allora che dobbiamo tagliare le foreste che servono a rallentare la corsa del caos climatico, rubare altri pesci a un mare che si impoverisce anno dopo anno, prelevare acqua dalle vene fossili che non si ricaricano, usare energia fossile turbando l’equilibrio dell’atmosfera, azzerare prati per darli in pasto al cemento.

Un mondo dove gli stati investono 1500 miliardi di dollari l’anno in spese militari è fuori dalla realtà, perchè non si comprende che la vera minaccia per la terra siamo noi se non cambiamo il nostro modello di sviluppo.

Questi soldi, potrebbero essere spesi per azzerare la povertà del mondo, per alfabetizzare e far conoscere i sistemi anticoncezionali con conseguenze positive sulla popolazione mondiale che si stabilizzerebbe ad un numero sostenibile.

Potrebbero essere spesi per l’incremento e lo sviluppo massiccio delle energie rinnovabili con abbandono drastico delle energie fossili.

Quali sono le politiche sociali, economiche e lavorative che la politica attuale mette in campo per contrastare questo disastro?

Perché si continua a parlare di crescita all’infinito?

Bisogna invertire la marcia.

Perché non si parla mai di Decrescita sostenibile?

Decrescita non significa tornare nelle caverne, come qualcuno crede,

significa riportare i consumi e lo stile di vita ad un livello sostenibile per la terra.

Energie rinnovabili , mobilità intermodale, acqua pubblica, agricoltura locale, biologica e biodinamica, stop al consumo di suolo, creazione posti di lavoro verde, monete complementari, rifiuti zero e riciclo dei materiali sono a portata di mano.

Il piano B è possibile, ora!

n.b.

Concludo con una frase di Lester R.Brown che ha scritto il Libro Piano B 4.0 che vi consiglio di leggere:

Che contributo personale possiamo dare oggi in termini di tempo, denaro riduzione dei consumi per salvare la nostra civiltà?

La scelta è nostra. Possiamo continuare come ora e assistere impotenti a una economia che continua a fagocitare i sistemi naturali che la supportano fino a distruggere se stessa o possiamo essere una generazione che inverte la direzione, muovendo il mondo verso un percorso di progresso sostenibile.

La scelta spetta alla nostra generazione, ma ricadrà sulla vita di tutte quelle che verranno sulla Terra in futuro.

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